Rapporto Annuale sulle Corporate University

L’iniziativa è di Assoknowledge e Copit.

FONDAZIONE CAMPUS PRESENTA IL RAPPORTO ANNUALE SULLE CORPORATE UNIVERSITY AL SENATO DELLA REPUBBLICA

Giovedì 12 dicembre a Roma il direttore Paola Pardini illustra i dati sull’importanza del know how aziendale e delle risorse umane per lo sviluppo aziendale.

La risorsa umana motore del sistema produttivo italiano e del suo sviluppo. Sarà presentato al Senato della Repubblica (Sala Zuccari, Palazzo Giustiniani, Roma) giovedì 12 dicembre alle 15 il “Rapporto Annuale sul Mercato delle Corporate University Italiane” redatto da Fondazione Campus di Lucca con la consulenza scientifica del CRISP, Centro di Ricerca Interuniversitario per i Servizi di Pubblica Utilità, che aggiorna ed amplia significativamente il precedente documento, pubblicato nel 2012.

Sarà il direttore di Campus Paola Pardini a rappresentare la Fondazione Campus alla presentazione, voluta ed organizzata da Assoknowledge, l’Associazione di Categoria dell’Education di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici che rappresenta gli interessi industriali delle Imprese di Formazione e dei Dipartimenti di Education/HR delle Imprese che operano in Italia, e dal COPIT, Comitato di Parlamentari per l’Innovazione Tecnologica.

Alla presentazione sarà anche possibile ascoltare tre testimonianze particolarmente interessanti offerte dal Gruppo Hera, dal Gruppo Pirelli ed dal Gruppo Unipol.

Il rapporto esamina la maggior parte delle strutture di formazione presenti nelle imprese italiane, con particolare riferimento a quelle che si sono dotate di una “Corporate University”, cioè di una struttura di formazione stabile interna. Lo studio censisce ed analizza l’organizzazione e le principali attività delle Corporate University operanti in Italia, evidenziando in che modo questi modelli organizzativi per la formazione contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi strategici dell’impresa attraverso lo sviluppo del capitale umano, incrementandone le conoscenze e le competenze professionali e personali. Quest’anno la popolazione delle Corporate University presa in esame è ampliata e lo studio si propone di essere il documento di riferimento per tutti gli operatori del settore.

DETTAGLI SUL RAPPORTO

Il Rapporto e le aziende partecipanti. Le Corporate University italiane sono state raggiunte nella totalità e quelle censite nell’ambito della ricerca sono 39 (di cui 31 intervistate): il 79% del totale.
L’obiettivo dello studio è proseguire il monitoraggio del fenomeno delle Corporate University nel panorama nazionale e di analizzare, attraverso un’elaborazione aggregata dei dati,  la configurazione e il modus operandi delle esperienze italiane rilevate.

Ecco le 31 aziende italiane che hanno partecipato al rilevamento: Angelini Farmaceutica (settore farmaceutico di largo consumo, beni industriali), Barilla (settore alimentare), Bnl (bancario), Bosch (tecnologia e servizi), Cariparma (credito), Chloride (elettronica), Enel (energia), Eni (energia), Enigen (servizi – attività di consulenza), Ferrero (confectionnary), Fondiaria (assicurazioni), Generali (assicurativo finanziario), Hera (servizi di pubblica utilità – multi utility), Hp (ict), Illy (alimentare), Indesit (produzione e commercializzazione di elettrodomestici), Kedrion (biofarmaceutico, plasmaderivati), Kpmg (revisione e consulenza), Landi Renzo (metalmeccanico – automotive), Lombardini (metalmeccanico), Mediolanum (servizi), Pirelli (gomma e plastica), Poste Italiane (attività delle Poste Nazionali), Reale Mutua Assicurazioni (assicurativo/bancario), Seat Pagine Gialle (servizi), Sirti (impiantistico telecomunicazioni), Technogym (fitness e wellness), Telecom Italia (telecomunicazioni), Tenaris Dalmine (metalmeccanico, produzione di tubi senza saldatura), Unipol (assicurazione banca), Vodafone (telecomunicazioni).

I dati più rilevanti dello studio. Il settore in cui risulta una prevalenza di aziende che hanno sviluppato Corporate University risulta essere quello delle assicurazioni e dei servizi finanziari (23%). Il campione delle Corporate University considerato presenta inoltre una sostanziale equivalenza del settore secondario e terziario e nessuna presenza del settore primario.
Riguardo al fatturato delle aziende rilevate, il 3% si attesta sotto i 100 milioni di euro, il 13% dai 101 ai  300, un altro 13% dai 301 ai 500 e il 71% sopra i 501 milioni.
Per quanto riguarda l’età media dei dipendenti, un significativo 55% indica la presenza di persone fra i 41 e i 50 anni, il 29% fra i 31 e i 40 e nessuna presenza sotto i 30 e sopra i 50 ma un 16% di non determinato.

Emerge che gran parte delle aziende collega la formazione non solo all’acquisizione di competenze tecniche, ma al miglioramento dello sviluppo delle competenze manageriali, confermando come la valenza strategica, individuata come caratteristica distintiva della Corporate University da parte della letteratura, trovi una delle sue principali ricadute nella costruzione di un sistema di apprendimento organico dedicato ai manager dell’impresa.
Infatti, le fasce di personale interno più coinvolte nella formazione sono i middle manager, seguiti da impiegati, bottom manager e top manager. Ma i corsi si rivolgono anche a personale esterno formato da clienti, fornitori, partner commerciali e collaboratori.
Chi fa formazione? Nella maggior parte dei casi (90%), le aziende si rivolgono a figure interne ed esterne: cresce il ricorso ai docenti interni, alimentando la sponsorship ed il commitment aziendale; tra gli esterni ci sono le agenzie di formazione in primis, seguite da docenti universitari e business schools.
Come? Tutte le Corporate University manifestano l’esigenza di affiancare all’e-learning (modalità di formazione fortemente diffusa nella maggior parte delle aziende, 97%), momenti di formazione condivisa, attraverso lezioni frontali in aula, conferenze seminariali, coaching, one-to-one e tavole rotonde. Si conferma così il ruolo della formazione a distanza, ma al contempo il ridimensionamento di quella che inizialmente sembrava un’inarrestabile tendenza verso un utilizzo dominante, se non unico, di questo metodo didattico.
Cosa si studia? Andando a visionare le tematiche oggetto delle attività formative si rileva l’importanza attribuita alla condivisione della cultura aziendale a tutti i livelli e alle communication and soft skills. Rilevante anche l’”investimento” che le Corporate University riservano alle attività formative tese a sviluppare e migliorare le competenze tecniche legate al settore specifico di riferimento.
Solo formazione? Le Corporate University italiane, oltre a svolgere il ruolo di formazione, nel 29% dei casi si occupano anche di ricerca e nel 16% di recruitment.

 

UFFICIO STAMPA – Anna Benedetto
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